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Grappa: è il turno della legislazione nazionale

Il nuovo regolamento CEE sulle bevande spiritose è chiuso. La partita della grappa si gioca in casa sul futuro del 297/97 e la definizione delle schede tecniche Markus Klingler, dirigente all’agricoltura della Commissione Europea, è stato molto chiaro: il nuovo regolamento sugli spiriti che manda in pensione il 1576/89 è chiuso, ora sta agli stati membri dargli attuazione tramite le normative nazionali. Anche i produttori di grappa non dovranno più bussare alla porta della Commissione, ma direttamente a quella dei ministeri competenti. Questo è il messaggio della Commissione Europea al convegno organizzato da Assodistil il 23 gennaio scorso a Treviso.

Ci sono voluti tre anni e mezzo, dal giugno 2004 a oggi, per riscrivere il regolamento che disciplina tutte le bevande spiritose, quelle con una gradazione di almeno 15 gradi, e inquadrarle in tre macrocategorie e 46 sottocategorie. Dopo un lungo stop dovuto alla discussione sulle norme per le vodke, si è riusciti infine ad arrivare alla stesura finale che entrerà in vigore il 20 febbraio (è ovviamente previsto un periodo di transizione prima dell’applicazione).

La novità per la grappa è che ha acquisito il rango di denominazione geografica. Il che significa che grappa sarà italiana sempre e comunque. Non quindi “grappa italiana”, ma grappa e basta. Un bel successo che è stato accolto con favore anche dall’Istituto Nazionale Grappa. Ora anche per il distillato italiano si apre la fase di legislazione interna. Klingler stesso ha ricordato che vige il principio di sussidarietà: gli Stati potranno stabilire norme più severe di quelle contenute nel regolamente, purché ovviamente compatibili con la legislazione comunitaria (in particolare non dovranno violare il principio della libera circolazione dei prodotti).

L’Italia potrà quindi inserire ulteriori norme a tutela della grappa. Alessandra Busnengo, dirigente del Ministero delle Politiche Agricole, ha riferito che probabilmente il D.P.R. 297/97 non sarà abrogato – si è però in attesa di un parere legislativo al proposito – ma integrato. Dovranno inoltre essere messe a punto le schede tecniche per le grappe a denominazione geografica, il cui numero è cresciuto con l’introduzione della Grappa di Sicilia e della Grappa di Marsala, istituite non senza polemiche. Ci sono sette anni a disposizione degli Stati per presentarle alla Commissione Europea.

In tutto ciò i produttori vedono luci e ombre. L’Istituto Nazionale Grappa ha chiesto immediatamente maggiori garanzie per la qualità del prodotto, anche a tutela del consumatore. Ci sono infatti nel regolamento nuovo alcuni punti che l’Istituto vorrebbe definire maggiormente. A partire dall’aromatizzazione, per scongiurare pratiche non tradizionali che poco gioverebbero alla qualità del distillato. Ma anche l’edulcorazione, per cui l’Istituto vuole rimanga il limite attuale, e l’uso del caramello come colorante, che andrebbe limitato alle sole grappe invecchiate per non trarre in inganno il consumatore. Da ultimo l’invecchiamento del prodotto che l’Istituto chiede si continui a effettuare in recipienti di legno per almeno un anno.

Carlo Odello

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