L'opinione

Le interviste possibili: Alessandro Soldatini, Distilleria Gualco

Come le sembra l’idea di riscoprire le grappe arricchite con erbe e frutti anche cambiando il nome in Grappe officinali?

Abbiamo sempre creduto nell’aromatizzazione naturale delle grappe, utilizzando erbe e frutti raccolti direttamente se non addirittura da noi stessi coltivati.
Spesso il consumatore ha quasi vergogna di ordinare una grappa che non sia pura o invecchiata preferisce chiedere una bariccata o addirittura gialla (sic!).
Poi quando è a casa spesso ama e gusta volentieri una “Ruta” o un “Ginepro”. Sono quindi d’accordo con il crederci e parlarne.
Circa il nome officinali mi sembra che sia senz’altro meglio che aromatizzate che sa tanto di aggiunta di “polverine”.
Ricordo quando anni fa feci una piccola cerimonia intima in distilleria buttando nello scarico tutti gli aromi che avevamo e dicendo con enfasi “d’ora in poi proseguiamo solo, come da nostra tradizione, preparandoci noi le infusioni con le erbe” e Nevina (una nostra storica collaboratrice di allora) mi disse: “Ma allora Sandro non le possiamo più chiamare aromatizzate?”. Non seppi cosa rispondere.

E quali altri argomenti/iniziative le vengono in mente per creare una solida narrazione della grappa?

Leggo sempre con avidità “Grappa News” gli argomenti sono plurimi. Non sono esperto in comunicazione, posso quindi solo sfiorare l’argomento a sensazione e magari dire delle “belinate” (come ci esprimiamo qui ai confini con la Liguria).
Mi pare che i metodi per far conoscere il nostro distillato di bandiera siano tutto sommato efficaci anche se con qualche toppa clamorosa.
Quasi un secolo fa mio zio scriveva sulla bottiglia di Grappa Stravecchia “il miglior Cognac”.
Allora forse aveva un qualche significato oggi mi fa accapponare la pelle.
Così come non condivido assolutamente il far credere che una grappa sia migliore perché invecchiata in una botte dove c’è stato altro prodotto che gli cambia il gusto. Passi per botti da Porto, ma sostenere che una grappa è migliore se matura in botti dove c’era stato il Whisky è partire già perdenti … è buona perché assomiglia al Whisky … Tanto vale mi bevo un Whisky.
Questo è svilire ciò che si ha.
Non credo esista produttore di Whisky che faccia la pratica inversa e sostenga che il suo Whisky è migliore perché sa di grappa. Se così non fosse sarei orgoglioso di saperlo.
Con questo so di suscitare la sdegnata reazione di qualche collega che in quelle botti mette ottimi prodotti ottenendo soddisfacenti risultati commerciali, ma questo è il mio pensiero (un po’ “talebano” riconosco).
Io invece enfatizzerei che la grappa è uno dei pochi distillati che si può bere anche giovane “bianca”. Chiediamoci il perché? Sarà mica che fin dall’ origine ha una varietà di profumi e genera una quantità di sensazioni che distillati di altra origine non possono avere?
Infine, stimolerei ancor più le visite in distilleria. È innegabile che il nostro è un mestiere di fascino (è uno dei motivi principali perché continuiamo a farlo e lo fanno anche i nostri figli) ed ho potuto personalmente constatare che chi viene in azienda, ci vede distillare, visita le nostre cantine invecchiamento, parla con noi si affeziona al nostro prodotto e ne parla entusiasticamente con chi conosce.
Del resto, sempre citando i maestri di comunicazione della Gran Bretagna, gran parte dei visitatori della Scozia visita anche una distilleria e per molti di loro è uno dei motivi principali che lo hanno spinto a scegliere quella meta nei suoi viaggi.

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