Il mondo della produzione alimentare si unisce al cambiamento con un processo più ecosostenibile: ne è un esempio l’industria del tequila in Messico. Ogni anno vengono prodotti 400 milioni di litri di tequila e 3,9 miliardi di litri di borlande, i residui della produzione. Questi residui finiranno nei sistemi fognari e poi nei bacini idrici naturali.
Il COD, la domanda chimica di ossigeno, è un parametro che non deve superare certe soglie limite per consentire lo smaltimento legale delle acque reflue. Alcuni ricercatori delle università messicane di Guadalajara e Querétaro hanno capito che questo indice può essere ridotto a valori sufficientemente piccoli per poter scaricare in bacini idrici naturali.
Sono stati fatti diversi esperimenti, ma i filtri a carboni attivi (AC) accoppiati all’elettrossidazione (EO) sono certamente il metodo più efficace e più economico. I carboni attivi sono utilizzati per la purificazione delle acque liberandole da tutte le sostanze nocive che, grazie alla capacità di adsorbimento del carbone rimangono intrappolate nel filtro; l’elettrossidazione è una tecnica che viene utilizzata per la separazione di metalli e coloranti dall’acqua ma anche come antibatterico e antimicrobico. In questo modo si andrebbero a mantenere i consumi energetici e i costi di servizio bassi, a vantaggio del pianeta e dell’industria del tequila. Sicuramente c’è bisogno di un investimento iniziale, quindi quello che ci si chiede è se il produttore sia disposto al cambiamento in virtù di un vantaggio per tutti.
Paola Fasser
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