Di fronte al calo strutturale delle vendite di grappa, molte distillerie italiane hanno scelto la strada della diversificazione. L’associazione di altre produzioni si è rivelata una strategia non solo per colmare il vuoto lasciato dal distillato tradizionale, ma anche per esplorare nuove nicchie di mercato e rispondere in modo più flessibile ai gusti in continua evoluzione dei consumatori.
Tra le scelte più ricorrenti emergono la produzione di gin, liquori alla frutta o alle erbe, amari, vermouth, brandy e distillati alternativi, come whisky o acquaviti d’uva. In molti casi, queste nuove linee non sono nate esclusivamente per contrastare il calo della grappa, ma come naturale espansione dell’identità aziendale, spesso legata alla sperimentazione, alla ricerca storica o alla valorizzazione di ricette familiari. Alcuni produttori raccontano, per esempio, di aver riscoperto antiche formule tramandate da generazioni, oggi reinterpretate in chiave moderna con un packaging più accattivante e una gradazione alcolica più bassa.
Il gin occupa un posto di rilievo in questo panorama. Grazie alla sua popolarità crescente, molti lo hanno introdotto sfruttando la flessibilità della ricetta e la possibilità di personalizzarlo con botaniche locali. Per alcune distillerie, il gin è diventato un prodotto di punta, più facile da commercializzare e più vicino alle preferenze attuali del pubblico, soprattutto giovane.
Anche gli amari e i liquori aromatici hanno trovato spazio, grazie alla loro versatilità in miscelazione e al minor impatto in termini di gradazione alcolica. Non mancano realtà che hanno sviluppato linee dedicate al settore del gelato o alla pasticceria, con liquori pensati per l’aromatizzazione alimentare.
Una parte delle aziende, pur non abbandonando la grappa, ha iniziato a distillare per conto terzi, ampliando così la gamma delle produzioni anche su richiesta specifica di altri brand. In alcuni casi, il processo di diversificazione ha comportato una ridefinizione della mission aziendale, non più centrata esclusivamente sulla grappa ma sulla distillazione in senso più ampio.
Non mancano tuttavia le eccezioni: alcune distillerie hanno preferito mantenere la propria produzione concentrata sulla grappa, puntando tutto sulla qualità, sulla selezione delle vinacce e su una visione quasi “artigianale” del mestiere. Anche in questi casi, però, si registra un’attenzione crescente al modo in cui la grappa viene proposta, talvolta con edizioni limitate, invecchiamenti speciali o collaborazioni con altri settori (come quello del cioccolato o della ristorazione).
Il risultato è un panorama variegato, dove la grappa resta il cuore dell’identità produttiva, ma viene sempre più spesso affiancata da una costellazione di referenze che ne ampliano l’orizzonte commerciale e culturale.
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