Considerato il numero delle distillerie attive che producono grappa, pensiamo che trenta interviste – tante ne abbiamo realizzate – siano ampiamente rappresentative per delineare alcuni aspetti del settore. Nel panorama della distillazione italiana, la grappa mantiene un ruolo significativo ma sempre più spesso affiancato da una crescente diversificazione. Dai dati emersi nelle interviste alle aziende del settore, risulta evidente che, sebbene in molte realtà la grappa rappresenti ancora una fetta importante del fatturato, le percentuali sono molto variabili. In alcune aziende la grappa copre tra il 60% e il 90% del fatturato, dimostrando un forte radicamento produttivo e commerciale. In altre realtà, la quota scende sotto il 20%, talvolta al 10% o anche meno, segnando un netto spostamento verso amari, liquori, gin o aperitivi.
Questo spostamento di focus non è solo una risposta alla domanda di mercato, ma spesso una strategia per compensare la contrazione della domanda di grappa tal quale e ampliare l’offerta verso segmenti emergenti.
Quanto ai canali di vendita, la GDO si conferma strategica per le aziende con volumi medio-grandi o orientate a prodotti di larga diffusione. Alcune imprese dichiarano una forte presenza nella grande distribuzione, talvolta esclusiva; al contrario, molte distillerie più artigianali scelgono di puntare su canali alternativi come HoReCa, vendita diretta e distribuzione specializzata, talvolta affiancati da punti vendita aziendali o attività turistiche.
L’HoReCa resta un canale essenziale per la maggior parte dei produttori, in particolare per quelli che puntano su prodotti di qualità superiore o per chi cerca un contatto diretto con il consumatore finale. Non mancano poi i casi di vendita all’ingrosso, presenza all’estero e attività conto terzi, che contribuiscono a mantenere economicamente sostenibile la produzione di grappa.
In sintesi, il quadro che emerge è quello di un settore in trasformazione, dove la grappa resiste come simbolo identitario, ma si confronta con nuove dinamiche di consumo, strategie distributive ibride e una crescente esigenza di flessibilità commerciale.
Da questo punto di vista sorprende la mancanza di un’azione più incisiva in ambito enoturistico, un settore che va decisamente forte, che è premiante dal punto di vista dei prezzi e al quale la grappa sarebbe vocata. La distillazione offre infatti il fascino dell’alchimia, la grappa quello delle proprie radici. E nel comparto enologico in cui l’offerta è diventata incredibilmente ampia, le grapperie potrebbero rappresentare una grande attrattiva. Molti di questi opifici sono diventati dei veri templi, belli da vedere, tutti da godere anche dal punto di vista delle degustazioni. Per raggiungere l’obiettivo occorre ovviamente una comunicazione adeguata non fatta solo di social, personale ben preparato all’accoglienza, itinerari di visita interattivi.
Quando si comincia?
Luigi Odello
Elia Mendeni
Contenuto redatto con supporto di IA