
“La grappa è un grande sogno”: intervista a un distillatore che ha fatto della qualità la sua missione
«Se sapessi come vendere più grappa, sarei ricco». Con questa battuta disarmante si apre la conversazione con un distillatore, Bruno Pilzer, che ha scelto di puntare tutto sulla qualità, anche a discapito dei numeri. Per lui, valorizzare il profilo aromatico della grappa è una priorità assoluta. Un tempo considerata il carburante dei contadini, oggi la grappa fatica a farsi spazio tra i giovani, che spesso la rifiutano per pregiudizi difficili da spiegare.
Negli ultimi dieci anni, l’andamento delle vendite per la sua piccola azienda è stato molto variabile, ma ogni nuovo cliente rappresenta un successo. Lavora circa 3.000 quintali di vinacce l’anno, selezionate con grande rigore: se la materia prima non è all’altezza, viene scartata.
Nel tempo ha ampliato la produzione con nuovi prodotti: “Lasso Rosso”, un’acquavite d’uva, un gin con diverse ricette, un amaro ispirato ad antiche ricette in gotico tedesco da lui stesso tradotte – “Amaro Bruno”, con l’orso in etichetta – e persino un rum, nato come sfida personale per esplorare nuovi limiti. Nonostante tutto, dichiara con affetto: «La grappa è la mia signora, con cui sono felicemente sposato da molti anni». Attualmente sta lavorando a un nuovo impianto per migliorare ulteriormente la produzione.
La grappa resta il cuore dell’attività, con il 70% delle vendite ancora legate a questo distillato. I canali principali sono l’HoReCa e il nuovo punto vendita costruito in azienda, dove si effettua anche conto terzi. Alla comunicazione ha dato poca importanza in passato, ma oggi ne riconosce il valore: «Purtroppo sono della vecchia generazione, ma ho capito che è fondamentale». La gestione dei social è affidata alla figlia e organizzano visite in distilleria, recentemente arricchita da una nuova sala degustazione con vista panoramica.
Sulla grappa in miscelazione ha idee chiare: da purista, fatica a comprenderla, anche se riconosce che potrebbe essere una strada interessante. Partecipa a concorsi internazionali come Bruxelles, Città del Vino e Falstaff, dove ha spesso ricevuto riconoscimenti. Non crede che i premi aumentino le vendite, ma li considera un ottimo strumento per valutare la qualità del prodotto. In un’occasione ha inviato una grappa difficile da giudicare: non ha ricevuto premi in un concorso, ma ha vinto la medaglia d’oro in un altro.
Conosce Grappa News e segue il Giornale dei Distillatori, anche se oggi legge meno rispetto al passato, quando era un appassionato lettore soprattutto di riviste tedesche. La sua storia è quella di un artigiano che non ha mai smesso di credere nella forza della tradizione e nella bellezza delle cose fatte bene.
Elia Mendeni