Negli ultimi dieci anni l’andamento delle vendite della grappa ha mostrato un quadro composito, fatto di cali importanti ma anche di nuove opportunità. Molti produttori segnalano una diminuzione significativa della domanda, spesso compresa tra il 30% e il 50%, con punte anche superiori in alcune realtà più esposte. La crisi non ha risparmiato nemmeno i nomi storici, complice il mutamento delle abitudini di consumo, l’inasprimento delle normative, l’aumento delle accise e una certa disaffezione generale verso i superalcolici. Tuttavia, la situazione non è uniforme: alcune distillerie più resilienti o meglio posizionate sul mercato riferiscono stabilità, o addirittura leggere crescite, soprattutto grazie alla specializzazione in prodotti di alta gamma.
A giocare un ruolo determinante è stata anche l’evoluzione del gusto. La domanda si è spostata verso grappe più morbide, invecchiate, spesso barricate, capaci di intercettare un pubblico più ampio e meno “tecnico”. Di contro, le grappe tradizionali, monovitigno o bianche, hanno subito un calo più netto. La tendenza alla qualità è emersa chiaramente: il consumatore cerca esperienze sensoriali più raffinate, e chi ha saputo offrire un prodotto ben posizionato ha retto meglio alla contrazione generale.
Il periodo post-Covid ha rappresentato un punto di svolta per molti. Per alcune aziende si è trattato di un’occasione di rilancio, con una temporanea ripresa della domanda, anche grazie al ritorno degli eventi e del turismo. Per altre, al contrario, il contesto pandemico ha acuito le difficoltà, accelerando il processo di contrazione già in corso.
Non mancano però le eccezioni. Alcune aziende artigianali e ben radicate in territori turistici hanno registrato una tenuta soddisfacente, sostenuta da vendite dirette, export mirato e fidelizzazione del cliente. Anche l’estero, infatti, rappresenta una valvola di sfogo significativa: laddove la grappa è proposta come eccellenza italiana, può trovare nuovi spazi, soprattutto nei mercati più attenti alla tipicità.
In sintesi, il mercato della grappa si è contratto, ma non si è spento. Si è trasformato, polarizzandosi tra produzioni di massa in difficoltà e nicchie di alta qualità in riposizionamento. La sfida è ora quella di accompagnare questo cambiamento con strategie coerenti, senza rinunciare alla propria identità.
Contenuto redatto con supporto di IA
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