L'opinione

La comunicazione della grappa tra ambizioni, social e realtà: che cosa emerge dalle interviste ai produttori

Nel mondo della grappa, la comunicazione si conferma un terreno di sfida tanto quanto la distillazione stessa. Le aziende intervistate mostrano un atteggiamento variegato, oscillando tra convinzione profonda sull’importanza del racconto e difficoltà pratiche nel metterlo in atto. C’è chi ritiene la comunicazione un pilastro imprescindibile, un volano per la cultura del prodotto, e chi, pur consapevole della sua centralità, ammette di non avere risorse sufficienti per investirvi come vorrebbe.

Non mancano le imprese che confidano nel valore del passaparola o nelle degustazioni come strumenti più autentici per coinvolgere il consumatore. Per molte, i social network rappresentano la principale via di comunicazione: Instagram e Facebook diventano le vetrine digitali di bottiglie e storytelling, spesso affiancate da newsletter, articoli su testate locali, presenza a eventi o fiere di settore. Alcune realtà, seppur piccole, si muovono con decisione sul web, mentre altre confessano di sentirsi ancora impreparate a gestire un vero marketing digitale strutturato.

L’uso dei giornali cartacei si è fatto più raro, ma resiste per le testate specializzate e di eventi. In alcuni casi si punta tutto sull’esperienza diretta: visite in distilleria, masterclass, momenti di contatto fisico con il pubblico che diventano occasioni non solo per promuovere il prodotto, ma anche per rafforzare la relazione con il territorio.

Non mancano però le voci critiche o disilluse, che dichiarano apertamente di non credere nella comunicazione o che la considerano poco efficace senza una rete commerciale strutturata alle spalle. Alcuni imprenditori sottolineano come la pubblicità tradizionale sia troppo onerosa per realtà artigianali, altri preferiscono affidarsi alla qualità del prodotto come unico vero veicolo di promozione.

In questo contesto frammentato, emerge una certezza condivisa: la comunicazione è uno strumento potente, ma non può essere improvvisata. Deve essere pensata, coerente, capace di parlare a pubblici diversi e di raccontare la grappa non solo come prodotto, ma come cultura. Farlo bene è difficile, ma chi ci riesce costruisce un vantaggio competitivo che va oltre l’etichetta.

Di fatto il settore ha perso buona parte del valore della relazione, quella che ha portato in passato a convegni tanto importanti da interessare anche la stampa generalista a livello nazionale, eventi dai quali scaturivano alleanze, progetti comuni e un nuovo ottimismo verso il futuro.

Luigi Odello
Elia Mendeni

Contenuto redatto con supporto di IA

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