L'opinione

Che cosa si dovrebbe fare per vendere più grappa?

La sintesi di 30 interviste a distillerie significative per reputazione e/o quantità di produzione

Vendere più grappa oggi non è semplice, e la maggior parte dei produttori lo riconosce apertamente. Il mercato è cambiato, i gusti dei consumatori si sono evoluti e le abitudini legate a questo distillato si sono in parte disperse con il tempo. Eppure, proprio in questa complessità molti vedono l’opportunità di ripensare il modo in cui la grappa viene comunicata, raccontata e proposta.

La prima esigenza che emerge è quella di educare il consumatore, facendo cultura intorno alla grappa. Spiegare che non è solo un alcolico forte e difficile, ma un prodotto ricco di sfumature, di legami con il territorio e di storie artigianali. Ci sono ancora pregiudizi da superare: l’idea che la grappa sia ruvida, per “palati forti”, risale a un tempo in cui la qualità media era diversa. Oggi le distillerie italiane offrono prodotti eleganti, complessi, capaci di sorprendere anche i più scettici. Ma perché questo messaggio arrivi, è necessario comunicarlo bene. Cosa che evidentemente non viene fatta: noi saremo costretti a variare la rubrica “La settimana della grappa” nel “mese della grappa” perché le nostre ricerche sul web non ci offrono che un paio di notizie la settimana.

La comunicazione, infatti, è un altro tema centrale. Chi investe in social, eventi, degustazioni e storytelling riesce ad avvicinare nuovi segmenti di pubblico, soprattutto tra i giovani. Non basta più “esserci”, serve raccontarsi nel modo giusto, con linguaggi adatti ai diversi canali. Molti intervistati riconoscono l’importanza di migliorare la strategia comunicativa, pur consapevoli delle difficoltà economiche che spesso limitano gli investimenti, specialmente per le distillerie più piccole.

Un’altra strada considerata promettente è la miscelazione. Sempre più produttori vedono nei cocktail una possibilità per far conoscere la grappa a un pubblico nuovo. Il suo profilo aromatico deciso può diventare una risorsa per creare combinazioni originali, a patto che chi miscela abbia competenza e sensibilità per rispettarne l’identità. Alcuni però restano scettici: temono che l’intensità della grappa possa coprire gli altri ingredienti, o che venga banalizzata se non usata con criterio. Inoltre, alla base resta la filosofia dei puristi: la grande personalità della grappa va apprezzata attraverso un assaggio attento e competente. E, come se non bastasse, per dare forza a un cocktail ci sono alcol molto meno costosi.

Infine, molti produttori sottolineano la necessità di differenziare l’offerta e trovare nuove vie di mercato, come l’esportazione, la produzione di varianti barricate, aromatizzate o monovitigno, e in generale un posizionamento più attento alla qualità percepita. La grappa è un prodotto che può ancora dire molto, ma ha bisogno di un rilancio consapevole e coerente, che tenga insieme tradizione e innovazione.

La sfida, insomma, è culturale prima ancora che commerciale: riportare la grappa al centro di un discorso contemporaneo, capace di coinvolgere, incuriosire e appassionare. Solo così potrà tornare a crescere.

Contenuto redatto con supporto di IA

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