Mi trovo in autobus, freddissimo per l’aria condizionata gelida che è un must per gli americani. Fuori un violento temporale imperversa, cercando di abbassare la temperatura di oltre 35 gradi che opprime questa New York di luglio.
Il mio vicino di viaggio, un signore bianco, distinto e di mezza età, con porta-computer in pelle e immancabile BlackBerry in mano, appoggia un sacchetto di carta vicino a me. Poiché sul sacchetto campeggia il nome di un liquor store, non posso fare a meno di sbirciarvi dentro: noto una bottiglia di Chianti e una di… grappa!
Senza parole per la sorpresa, quando il mio vicino termina la telefonata, gli chiedo se sia italiano, accennando ai prodotti della sua spesa. No, è americano, ma apprezza molto la cucina e i vini del nostro paese, dopo averlo visitato in vacanza. Scopro che fa il consulente finanziario, che non ha l’automobile (come molti newyorkesi) e che esce spesso a cena. Stasera andrà con alcuni amici in un ristorante BYOB, bring your own booze, cioè un locale senza licenza per gli alcolici, per cui i clienti si devono portare vini e liquori da casa. Lui ha deciso di portare questi due prodotti italiani: il Chianti e la grappa.
Scopro così che la grappa è considerata un prodotto molto pregiato, anche se non apprezzato da tutti per il suo gusto deciso. Ma forse proprio per questa sua caratteristica è considerata esclusiva e appannaggio di strati sociali elevati e culturalmente preparati, quelli che qui oggi chiamano i Manhattanites.
Insomma, un incontro casuale e interessante che mi pare confermi che per la grappa esistono tutti i presupposti che hanno permesso qui negli States lo sviluppo e il successo di altri prodotti enogastronomici italiani. Un segnale decisamente positivo.
Cesare Mazzetti
Presidente – Istituto Nazionale Grappa
presidenza@istitutograppa.org
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