Nel bel mezzo del mese di agosto abbiamo aperto i giornali, e siamo restati di stucco nell’ apprendere del disegno di legge dei senatori Montani e Divina, che permetterebbe la produzione domestica di grappa. E’ vero, la distillazione casalinga – specie nei tempi passati – era una pratica diffusa in alcune regioni del Nord Italia, e le leggi emanate per farla cessare non la hanno ancora del tutto eliminata. Ma questo non ci sembra certo un buon motivo per legittimare un’azione illegale. Tra l’altro sarebbe stato forse più corretto aprire un confronto sul tema con gli organi che da sempre tutelano la grappa in Italia, in primis l’Istituto Nazionale Grappa, invece che informarci attraverso la stampa: saremmo stati lieti di spiegare ai due senatori le ragioni per le quali consideriamo questa iniziativa assolutamente inopportuna.
Il nostro rifiuto verso la proposta è infatti motivato da una serie di preoccupazioni che ben conosce chi vive di distillazione. La prima è, ovviamente, la tutela del prodotto in sé. Distillare è arte difficile e complessa, i mastri distillatori sono figure con un’esperienza di anni sulle spalle. E’ infatti solo con un bagaglio tecnico importante che si possono mettere le mani su un alambicco.
E non stiamo parlando di semplici rischi per il palato, di prodotti di scarsa fattura sensoriale che potrebbero girare, legalmente, per l’Italia. Stiamo parlando anche di pericoli per la salute. Le distillerie hanno controlli igienico-sanitari e chimici strettissimi. Vivono a contatto con i laboratori per le analisi, obbligatorie, che verificano la qualità del prodotto e la assenza in esso di componenti dannosi per la salute. Ciò avviene prima della commercializzazione, su tutte le partite di tutte le distillerie. E pensare che sono solo 135 nel nostro paese. C’è da chiedersi se ci si è posti il problema della salubrità del prodotto “casalingo”, e se ci si è chiesti come e con quale efficacia si potrebbe monitorare una distillazione diffusa, capillare, praticamente porta a porta.
Da imprenditore, mi chiedo inoltre come lo Stato potrebbe garantire che la grappa “casalinga” resti veramente tale: con una simile apertura, infatti, esistono reali rischi che qualche disinvolto “casalingo” possa approfittare della mancanza dei controlli, e immettere sul mercato la propria grappa, magari scadente o addirittura insalubre, a danno della elevata immagine qualitativa del nostro prodotto, e in concorrenza sleale con i produttori ufficiali, che in Italia sono tenuti a sottostare a migliaia di regole, controlli, pesanti accise e quant’altro. Ecco, al proposito mi sorge spontaneo approfittare dell’occasione per chiedere se invece i nostri legislatori abbiano considerato che le leggi austriache da essi prese a riferimento – ma anche quelle tedesche e francesi, ad esempio – sono infinitamente meno burocratiche nei confronti dei distillatori, permettendogli una maggiore operatività.
Insomma, a noi pare che il mondo della distillazione desideri ben altri disegni di legge. Tanto si è fatto quest’anno con la denominazione geografica concessa alla grappa. Tanto si può ancora fare, sperando che l’autunno si porti via questa boutade di mezza estate. Noi certamente ci impegneremo in questo senso, anche e soprattutto nei confronti del consumatore: per fargli capire, già a Grapperie Aperte 2008 il 5 ottobre prossimo, che la distillazione è cosa seria, e va lasciata ai professionisti.
Cesare Mazzetti
Presidente – Istituto Nazionale Grappa
presidenza@istitutograppa.org
No Comments