Come le sembra l’idea di riscoprire le grappe arricchite con erbe e frutti anche cambiando il nome in Grappe officinali? E quali altri argomenti/iniziative le vengono in mente per creare una solida narrazione della grappa?
Rispondo volentieri alla tua domanda: personalmente apprezzerei, a prima vista, l’utilizzo di un termine più consono alle nostre tradizioni, qual è, appunto, “officinale”.
Ci sono però alcune insidie che vanno approfondite.
Come sai, le contaminazioni spesso tendono a semplificare ed universalizzare il messaggio.
“Botanicals”, grazie alla grande fama e diffusione dei gin, è ormai un termine, anche italianizzato in “botaniche”, ampiamente utilizzato (e compreso) dal mondo giovanile, notoriamente restio a consumare grappa.
Dipende, come sempre, da quale target vogliamo colpire e che messaggio vogliamo mandare (ferme restando le eventuali difficoltà di utilizzo di questo termine in base alle disposizioni di legge – comunque da verificare).
“Officinalizzare” le grappe, potrebbe dare la sensazione di “medicalizzare” il loro utilizzo e destinarle, come messaggio, al mondo salutistico: oltre ad una segmentazione che potrebbe risultare ancor più, quindi, legata ad un mondo di “anziani”, dobbiamo tenere presenti i limiti dell’utilizzo dell’aggettivo “officinali” da quel punto di vista – per estensione, esse sono intese come piante dalle capacità curative e la legge vieta esplicitamente di fare riferimento a qualsiasi proprietà medicale nei superalcolici.
Come vedi, la questione è complessa…
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