I tedeschi affermano che il miglior assaggiatore di birra sa riconoscere una scura da una chiara senza metterla in bocca, solo a guardarla. La stessa cosa si potrebbe dire degli italiani per la grappa, perché a Sensory Academy, manifestazione organizzata dalla Conferenza delle Accademie dei Narratori del gusto che si è svolta a Rimini lo scorso mese di gennaio, su 150 assaggiatori solo la metà ha saputo individuare una grappa invecchiata nei confronti di una giovane.
I partecipanti venivano infatti bendati e poi casualmente si facevano sentire due grappe della Distilleria Bottega, una giovane e una invecchiata. Tutti si sono impegnati al massimo nella degustazione, ma l’esito non è dei migliori: in un test del genere il 50% rientra esattamente nella probabilità statistica di azzeccare casualmente la tipologia.
Nonostante sia cosa nota l’uso parossistico della vista nella nostra società, esperimenti del genere fanno sempre meditare su quanto poco allenato sia l’olfatto, che nel caso in questione poteva fornire informazioni di grande utilità mettendo in evidenza come la grappa bianca fosse vestita dei soli aromi fruttati, mentre nella invecchiata emergevano note di pasticceria, frutta secca ed essiccata.
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