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Grappa: un prodotto, tanti approcci al mercato, ma senza esagerazioni

Siamo in vista di due importanti manifestazioni vitivinicole internazionali, il ProWein a Düsseldorf e il Vinitaly a Verona, che coinvolgeranno profondamente gli appassionati e gli operatori del vino, ma anche quelli della nostra grappa.
E le fiere, si sa, servono a mettere in evidenza le qualità del prodotto dell’annata e, sempre più spesso, le novità che ogni produttore intende offrire al proprio pubblico. Ma quali novità potrà mai offrire un prodotto come la grappa, che vanta secoli di esistenza, e che proviene sempre da una unica materia prima, la vinaccia?
Se facciamo un breve excursus storico e di mercato noteremo al contrario che nella recente storia del nostro distillato si sono succedute davvero molte novità: quelli tra di voi che hanno vissuto la realtà storica del dopoguerra nelle città del Nord Italia si ricorderanno certamente della grappa come acquavite corroborante servita, ahimè, spesso al mattino a schiere di netturbini e altri operatori cittadini che lavoravano al freddo delle mattinate invernali. Si trattava di un prodotto per il quale la qualità organolettica non veniva certamente molto tenuta in conto, quanto piuttosto la capacità di offrire rude conforto e sostegno fisico. Lo stesso dicasi per le grappe “da correzione”, cioè quelle destinate invariabilmente a finire nel caffè, per le quali i baristi spesso sceglievano prodotti a buon mercato e in bottiglie di grande capacità.
Un’evoluzione notevole si ebbe negli anni ‘70-‘80, quando alcuni distillatori misero a frutto le lunghe esperienze maturate nella conduzione degli impianti e nel trattamento della vinaccia: scoprirono di poter ottenere un prodotto molto più raffinato, più adatto ai palati esigenti. Superate le paure iniziali, legate al fatto che il suo prezzo era parecchio superiore a quello della grappa che allora veniva venduta, ottennero una continua serie di successi, che li spronò al perseguimento di qualità sempre migliori.
Si affacciarono così sul mercato le grappe di singolo vitigno, una novità destinata a riscuotere enormi interessi che offriva ai produttori, e ai consumatori, una potenzialmente enorme gamma di varianti qualitative, credo inarrivabile per qualsiasi altro distillato.
In pochi anni il successo di queste grappe, più pregiate e costose, aprì le porte a una serie sempre più frequente di sperimentazioni, e quindi di novità: passato un periodo, che tutti ricordiamo, in cui la novità era rappresentata anche dalla singolare forma delle bottiglie, fino a rasentare forse l’eccesso, ci si concentrò nuovamente sulla qualità intrinseca del prodotto.
Oggi le grappe di singolo vitigno vengono selezionate, miscelate tra di loro, invecchiate in botti di legni differenti, dando origine a prodotti particolari e propri di ciascun distillatore. Anche la confezione riflette spesso il mercato-target di destinazione: bottiglie semplici e di piccola capacità per le grappe pregiate destinate alla grande distribuzione, bottiglie da litro per i prodotti più “tradizionali” destinati ad una fascia economica, bottiglie di grande fascino ed eleganza per il mercato domestico e della ristorazione. Non è facile rappresentare in poche parole l’intero universo della grappa in termini di marketing: certo è che esso presenta aspetti di estremo interesse, e grandi opportunità, che sarebbe interessante approfondire da parte dei produttori e degli appassionati.
D’altra parte questa accelerazione verso novità sempre più spinte può presentare anche, a mio avviso, alcuni rischi: una spinta verso qualità sempre più gradite dal pubblico potrebbe fare perdere di vista gli aspetti più tipici del nostro prodotto, esasperando caratteri alla moda e facendo dimenticare di che cosa si parla quando si parla di grappa. Mi riferisco in particolare alla esasperata morbidezza, alla rotondità di gusto, a sapori torbati o ad altri aromi “spinti”, che non sono mai esistiti, o perlomeno mai con tanta prepotenza, nella tradizione ultrasecolare della nostra acquavite. A parer mio, i produttori stessi dovrebbero coscientemente e responsabilmente limitare queste esagerazioni, per evitare di accomunare il nostro prodotto tipico ai tanti liquori che passano e vanno, nell’ottica di continuare ad assicurare alla grappa la stabilità di consumi e il successo che l’hanno contraddistinta fino a qui.
Quindi, ben vengano le innovazioni, ma sempre con un occhio attento e responsabile alla qualità intrinseca e tradizionale del nostro prodotto.

Cesare Mazzetti
Presidente – Istituto Nazionale Grappa
presidenza@istitutograppa.org

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