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Grappa, il senso dell’estate

Se lo sono chiesti in molti, produttori, gourmand e fior di articolisti: esiste la grappa per l’estate? La domanda è sicuramente intrigante, perché la nostra acquavite di bandiera continua a essere afflitta da una stagionalità dei consumi che vede l’estate il periodo di maggior calo.

Ogni azione che si intraprende in questo senso è sicuramente da considerarsi controcorrente e quindi il rapporto tra risultati ottenuti e risorse profuse è quasi sempre negativo. Il primo motivo non è certamente legato al gusto, bensì ai volumi di liquidi che sono richiesti dal nostro organismo in estate, alla possibilità di bere con sorsi grandi e voraci, nonché alla sensazione rinfrescante che si può ottenere dalla bevanda. Tre condizioni che sono avverse alla grappa.
Occorre quindi uscire dalla generalizzazione per puntare su luoghi, momenti e modalità in cui si attenuano le citate variabili: per esempio la frescura serale di mare e montagna per un popolo in vacanza, la possibilità di utilizzare la grappa in long drink o di berla con il ghiaccio.

Nulla di impossibile, se si utilizza la grappa giusta: quella giovane con un profilo aromatico triassiale in chi il floreale è completato da una parte dal fruttato più o meno prorompente (ma mai grasso) e dal vegetale che si esprime con decisione attraverso le erbe aromatiche. Quindi da questo punto di vista le grappe di vitigni a bacca aromatica (Moscato, Sauvignon, Traminer, Mueller Thurgau, Malvasia e via discorrendo) sono sicuramente quelle che più si prestano a essere unite anche a essenze rinfrescanti come menta ed eucalipto e a frutti come il limone. E se fatte con cognizione di causa, accettano il ghiaccio senza problemi.

Luigi Odello
Presidente – Centro Studi Assaggiatori
Professore di Analisi sensoriale alle Università di Verona, Udine e Cattolica di Piacenza
presidenza@assaggiatori.com

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