La grappa potrebbe sfruttare opportunità nuove in GDO. Le racconta Giorgio Cermesoni, una lunga esperienza nella ristorazione e all’estero, oggi direttore Acquisti dei prodotti freschi nel Gruppo Finiper, presente in grande distribuzione con la catena Iper.
La GDO in Italia da molto tempo non è più italiana. Questo significa che i buyer stessi potrebbero non essere sempre orientati verso l’acquisto di un prodotto così italiano come la grappa. Nell’epoca della globalizzazione potrebbe infatti mancare loro una certa sensibilità al made in Italy. Ma potrebbe deficitare anche perché spesso non hanno la competenza necessaria a comprendere un prodotto così complesso come la grappa. Si tratta di professionisti che arrivano, nel migliore dei casi, dall’area del beverage. Non sono intenditori: per questo la grappa va loro spiegata. E, come in tutte le vicende della vita, la passione è importante: spiegare il prodotto ai buyer significa fargli scoprire un mondo nuovo e renderglielo appassionante.
Presentare la grappa alla GDO, quindi. E farlo nella GDO con una formula di divulgazione e acculturamento tanto del pubblico che dei buyer. Ma farlo in un modo anche logisticamente efficiente: l’ideale sarebbe una piattaforma tra i produttori che gestisse un assortimento di una trentina di referenze e che potesse organizzare appuntamenti a tema all’interno della GDO. Quindi una struttura flessibile che operasse in conto vendita, senza fare magazzino, e che, a turnazione sui punti vendita, proponesse appuntamenti a tema, occasioni calendarizzate. Per esempio un week-end in un punto vendita con protagoniste le grappe invecchiate. Successivamente un altro appuntamento in un punto vendita differente con protagonista quelle aromatiche. Il tutto ovviamente con il supporto di una o più persone con una solida preparazione di analisi sensoriale, in modo da spiegare brevemente il prodotto a chi degusta, in modo che il consumatore che ha domande sulla grappa trovi le risposte adeguate. per evitar di ridurre questi appuntamenti a semplici occasioni per bere un bicchierino di grappa. Un discorso itinerante, divulgativo e tematico: un discorso non sui marchi, ma sulle tipologie. Con il patrocinio di un organo istituzionale, come per esempio l’Istituto Nazionale Grappa.
Da un approccio formativo e informativo di questo tipo ne trarrebbe giovamento il comparto della grappa e il consumatore. Ed entrambi potrebbero trarre un ulteriore beneficio da una maggiore trasparenza sul prezzo. Questo è un tema caro all’intero settore agroalimentare: il consumatore non sa valutare il prezzo di un prodotto perché fondamentalmente non sa come si compone. Nel caso della grappa, non sa per esempio qual è l’accisa che grava sul prodotto, non sa quanto costa la bottiglia, l’etichetta e così via. Aiutare la GDO a costruire delle schede-prezzi più trasparenti sarebbe di utilità sicuramente anche ai buyer, per fargli capire che sotto un certo livello di prezzo il rischio di comprare grappa di scarsa qualità è decisamente elevato.
Questi sono solo spunti di riflessioni che mi sento di portare ai distillatori. Due punti su cui costruire insieme un rapporto più efficace e soddisfacente tra GDO e produttori, con il fine ultimo di fornire al consumatore un prodotto di qualità alta e costante, con un prezzo chiaro e che renda giustizia di quella grande arte che è la produzione di grappa nel nostro paese.
Giorgio Cermesoni
Direttore acquisti prodotti freschi Finiper
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