Dopo la fantastica festa di Grapperie Aperte, viene da domandarsi ora se qualcuno ci vuole fare la festa. Scusatemi il linguaggio forse un po’ troppo familiare e permettetemi di spiegarmi.
Grapperie Aperte dello scorso 14 ottobre è stato un fantastico bagno di folla per la grappa. Tanti visitatori nelle distillerie, tanta voglia di conoscere e assaggiare. E tanta responsabilità: il “guidatore designato”, l’amico o l’amica che non beve per riaccompagnare tutti a casa, è stato accolto da tutti con molto favore. Una volta di più un segno inequivocabile della serenità del mondo della grappa, prodotto generosamente alcolico che invita però sempre a farsi degustare, anzi a centellinare, con calma e pazienza.
Fin qui la festa, quella vera, popolare, testimonianza di affetto da parte della gente a chi per tradizione e passione continua il mestiere che fu dei padri. Intanto un’altra festa, ma di ben diverso segno, si prepara per i grappaioli. Una festa diffile per la grappa, la nostra Cenerentola. Infatti la nuova normativa che regola il mercato del vino nella CEE – la cosiddetta organizzazione comune di mercato, l’OCM vino – è in dirittura di arrivo. Il legislatore ha previsto l’eliminazione delle prestazioni viniche. Con pesanti conseguenze sul mondo della grappa, che è a valle del settore vitivinicolo, traendo la materia prima dalla vinaccia, e ripercussioni sulla filiera intera, sull’ambiente e sull’occupazione.
Intanto è in discussione anche la nuova normativa comunitaria sulle bevande spiritose. Andrà a sostituire il glorioso regolamento 1576 del 1989. Ma non saranno buone nuove, se la bozza non verrà rivista. Infatti la nuova normativa, che disciplina i prodotti con almeno 15° alcolici, elimina la categoria delle acqueviti. Bel danno, per la grappa, ma anche per cognac, armagnac, orujo de Galicia e gli altri “cugini”. Si perde quindi a livello legislativo una parte importante nella definizione dell’identità di questi prodotti. A questo aggiungiamo che c’è nel testo all’esame anche una notevole mancanza di chiarezza in tema di aromatizzazione. Per molte acqueviti è specificato che non possano essere aromatizzate. Nel caso della grappa si dice che “… non è aromatizzata. Ciò non esclude i metodi di produzione tradizionali”. Il problema è che non vi è definizione di questi metodi, lasciando quindi il campo a pericolose interpretazioni che potrebbero legittimare pratiche che stravolgono il nostro distillato. E, per chiudere in bellezza, nel disciplinare trovano ora posto anche la “Grappa di Sicilia” e la “Grappa di Marsala”, con buona pace di altri territori italiani per nulla citati, e forse anche più storicamente vocati.
Non c’è che dire: sarà l’autunno caldo dei distillatori, probabilmente anche un inverno caldo. La festa a cui siamo stati invitati non ci piace mica tanto. Ma certamente non mancheremo di parteciparvi: Cenerentola sta prendendo lezioni da Cassius Clay.
Cesare Mazzetti
Presidente – Istituto Nazionale Grappa
presidenza@istitutograppa.org
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